Boves, 600 metri s.m., diecimila abitanti, 10 km. da Cuneo, ai piedi della Bisalta con il suo Bric Costa Rossa (m. 2404), immagine inconfondibile della terra bovesana, è Città martire, Medaglia d’oro al valor civile e militare e dal 1983 sede di una “Scuola di pace per la formazione di operatori di pace”. Durante la seconda guerra mondiale, in particolare nel periodo dal 19 settembre 1943 al 27 aprile 1945 divenne culla e calvario della Resistenza, pagò “l’inutile strage” con più di settecento case distrutte dal fuoco e con centinaia di morti sui vari fronti e per le vie della città.
Da tempi remotissimi venne abitata dai Liguri-Vagenni, fu colonia romana; è ricordata per la prima volta in un documento dell’815 come Bovixio. Possesso dei Marchesi di Susa, poi di Saluzzo, infine degli Acaia, nel 1418 fu riunita ai domìni sabaudi, conseguì l’autonomia comunale e i suoi statuti furono pubblicati nel 1573; sul frontespizio campeggiava lo stemma di Boves, “… in campo azzurro bue d’oro rampante sulla pianura erbosa, al naturale” come precisa un documento del 23 febbraio 1614.
Nei secoli successivi seguì le alterne vicende dei paesi del Piemonte meridionale, con guerre, occupazioni, pestilenze; con l’unificazione italiana del 1861 riprese vigore e con lo spirito intraprendente dei suoi abitanti migliorò progressivamente il tenore di vita dei suoi cittadini e avviò nuove attività in campo serico, edilizio, agricolo, turistico.
Gli amanti dell’arte trovano nel santuario di Madonna dei Boschi e nella vicina cappella di San Francesco pregevoli affreschi del sec. XV e XVI, che si ispirano alla scuola fiorentina del Beato Angelico e romana di Michelangelo. Particolarmente prezioso il Giudizio Universale di fine Cinquecento che richiama alcuni gruppi di figure michelangiolesche della Cappella Sistina.
La Chiesa parrocchiale dedicata a San Bartolomeo è stata costruita nel 1675: pregevoli sono alcuni altari laterali, segno di una pietà e devozione che nei secoli passati hanno caratterizzano gli abitanti della città. Lo testimoniano anche le numerose cappelle distribuite su tutto il territorio, così come il santuario di Sant’Antonio, sulla collina bovesana.
A Fontanelle, una delle dieci frazioni che attorniano il capoluogo, è celebre il santuario “Regina Pacis” meta di devoti che provengono da tutto il Piemonte, dalle regioni vicine e dalla Francia che a fine Ottocento e inizio Novecento accolse molti emigranti della nostra terra, colà spinti in cerca di lavoro.
Ben sviluppata è l’agricoltura, specie nel settore dei piccoli frutti, della coltura del fagiolo e - sulle colline che avvolgono la città - della castanicoltura, ora in ripresa dopo l’andamento negativo dell’ultimo quinquennio, della zootecnia; significativamente presente e attivo il settore artigianale, edilizio e terziario: tutti mantengono un buon livello occupazionale.
Viva ed efficace è la presenza di numerosi gruppi sportivi, ricreativi, culturali, musicali e sociali, quasi a sottolineare il carattere generoso e intraprendente dei Bovesani. Le fonti e le sorgenti di acqua saluberrima, le acque pescose del torrente Colla, itinerari naturalistici sulle colline del territorio o dei paesi confinanti, l’Atlante dei suoni, il Museo del fungo, la Cascina Marquet, luogo ideale per incontri, merende all’aperto, attività sportive, inoltre l’ampio manto dei castagneti e delle faggete offrono occasioni di riposo, di passeggiate, di visita alla città.